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Sermone del venerdì: I musulmani e la partecipazione alle elezioni | Moschea Taiba – Torino

 In nome di Dio, il Compassionevole il Misericordioso, l’Onnisciente e l’Onnipotente, a Lui chiediamo di riversare la sua grazia e la sua pace sul Suo Messaggero Muhammad, come l’ha riversata su tutti i Suoi messaggeri e profeti precedenti, e sui loro seguaci con fede e giustizia sino al giorno ultimo!
 
Gentilissime sorelle e fratelli,
L’islam ci invita con insistenza ad avere a cuore, a preoccuparci e a impegnarci attivamente nel luogo e nella comunità umana in cui viviamo; richiamandoci a vivere la fraternità umana, a servire la nostra collettività, a sentire la responsabilità verso l’altro, ad essere testimoni secondo giustizia nella nostra quotidianità.
Come sapete il prossimo 4 marzo tutti i cittadini italiano sono chiamati ad eleggere il nuovo parlamento, e decidere chi governerà il nostro paese per i prossimi cinque anni.
Vorrei quindi affrontare con voi nuovamente il tema della partecipazione al voto, tema che avevamo già affrontato due anni fa in occasione delle elezioni comunali, in quell’occasione avevamo realizzato un sondaggio interno alla moschea da cui è emerso che almeno il 40 percento dei fedeli sono cittadini italiani, vecchi o nuovi, quindi detentori del diritto di voto.
 
Iddio il Misericordioso dice nel sublime Corano: «Sorga tra voi una comunità che inviti al bene, promuova le buone consuetudini e resista a ciò che è riprovevole.»
Interessarsi alla cosa pubblica, ovvero alla politica, è un modo per promuovere il bene e riformare il male. Poiché la politica è il processo mediante il quale si prendono le decisioni nelle comunità umane, decisioni che incidono profondamente sulla nostra quotidianità, sul nostro presente e sul nostro futuro, sulle nostre libertà e sulla qualità della nostra vita.
Le elezioni in uno Stato democratico, come l’Italia, sono la maniera principale per partecipare alle decisioni, candidandosi o scegliendo chi ci rappresenta nei luoghi dove queste decisioni vengono prese. Le elezioni qui non sono un modo per legittimare un sistema di dispotismo e di corruzione, come succede nei paese autocratici.
Una delle regole fondamentali che hanno elaborato i giuristi musulmani dice che: «Ciò che è necessario perché si realizzi un dovere diventa esso stesso un dovere.» Pertanto, se è un dovere per noi promuovere il bene e rifiutare il male, allora è anche un dovere partecipare al voto, sia come candidati che come elettori. Ciò è un modo per contribuire allo sviluppo del nostro paese, a preservare la sua sicurezza e a ridistribuire equamente le sue ricchezze.
Il voto diventa quindi per noi musulmani un dovere religioso e spirituale oltre che un diritto e un dovere civico ed etico per tutti i cittadini, come recita l’art. 48 della nostra costituzione italiana: «Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.»
In base a tutto ciò facciamo appello da qui a tutti ad essere protagonisti, andando a votare il prossimo 4 marzo, e prima di questo ritirando la propria tessera elettorale per chi non l’avesse ancora ricevuta.
Quindi informatevi a sufficienza in modo che il vostro voto vada a sostegno del candidato onesto, competente, attento alle aspettative dei cittadini, che prende in considerazione il bene comune della società e non il suo tornaconto personale; il candidato che pensiamo lavorerà concretamente per una società plurale e interculturale, e per garantire maggiormente le libertà e i diritti fondamentali a tutti i cittadini e i residenti.
Che l’Altissimo guidi i nostri passi e ci usi per il bene delle Sue creature! 

Articolo de La Stampa riguardo al sermone del venerdì sui musulmani e la partecipazione elettorale:
MARIA TERESA MARTINENGO
«Gentilissime sorelle e fratelli, l’islam ci invita con insistenza ad avere a cuore e a impegnarci attivamente nel luogo e nella comunità umana in cui viviamo». Ieri, l’imam della moschea Taiba ha cominciato così il sermone del venerdì dedicato al prossimo appuntamento elettorale. Già, perché da un recente sondaggio, in via Chivasso il 40% dei fedeli è ormai cittadino italiano. «L’islam ci richiama a vivere la fraternità, a sentire la responsabilità verso l’altro, ad essere testimoni secondo giustizia nella nostra quotidianità. Come sapete il prossimo 4 marzo tutti i cittadini italiani sono chiamati ad eleggere il nuovo parlamento, e decidere chi governerà il nostro paese nei prossimi cinque anni e molti di voi hanno diritto di voto».
L’imam ha ricordato che «interessarsi alla cosa pubblica, alla politica, è un modo per promuovere il bene e riformare il male. La politica è il processo mediante il quale si prendono le decisioni nelle comunità umane, decisioni che incidono profondamente sul nostro presente e futuro, le nostre libertà e la qualità della nostra vita». E per superare la sfiducia di alcuni: «Le elezioni in uno Stato democratico, non sono un modo per legittimare un sistema di dispotismo e di corruzione, come succede nei paese autocratici». Ancora: «Siate protagonisti an- dando a votare e prima ritirando la tessera elettorale, chi non l’avesse ancora ricevuta. Informatevi a sufficienza in modo che il vostro voto vada al candidato onesto, competente». 

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